Star Wars Saga – Background Damian

Sono nato su una nave mandria, in cui vivevo con i miei genitori e i miei fratelli e sorelle, ricordo che a 4 anni, a seguito di un piccolo incidente che aveva coinvolto alcune piante che mi stavano cadendo addosso e che, misteriosamente mi avevano mancato, accadde una cosa che avrebbe cambiato la mia vita per sempre. A quel tempo alcuni Jedi erano in visita sulla nave Ithoriana per ammirarne le bellezze. Non appena gli giunse voce dell’accaduto vennero a farmi alcune domande e alcune prove, finite le quali parlarono con la mia famiglia.

I miei genitori mi hanno quindi chiamato dicendomi che avevo un dono e che, come tutti i doni, non andava sprecato ma anzi andava fatto crescere e condiviso con tutti. I maestri Jedi mi avrebbero aiutato in questo cammino. Mi affidarono ai due Jedi e mi dissero che la mandria era orgogliosa di me e mi avrebbe sempre aspettato se avessi voluto farvi ritorno.

I due Jedi mi portarono in una scuola dove, per 2 anni fino a quello che in seguito conobbi come l’infame ordine 66, ho approfondito gli insegnamenti della Forza insieme ad altri allievi. Due anni indimenticabili, incredibile e meravigliosi. Quello che seguì fu una sorta di contrappasso per cotante meraviglie ci furono inflitti indicibili incubi.

Il tradimento da parte dei fidati guardiani la strage di Jedi, la fuga, la vita in incognito, ma andiamo con ordine.

Uno dei nostri maestri, Sol-El, probabilmente capendo quello che stava per accadere ha nascosto me e altri tre compagni padawan presso Kiros, ci affidò un Holochron e ci avvisò che, se le cose si fossero messe male, avremmo dovuto attivarlo e seguire le istruzioni contenute.

Un giorno, per puro caso, intercettammo alcuni droidi che chiedevano dei jedi, promettendo una generosa ricompensa a chi avesse aiutato per la cattura. Ci siamo subito riuniti e abbiamo cercato di metterci in contatto con il nostro maestro ma invece abbiamo trovato un messaggio di Obi-Wan Kenobi che diceva di disperderci e far perdere le nostre tracce.

Disorientati e impauriti abbiamo provveduto a far perdere le nostre tracce e a nasconderci ma non a disperderci, affrontare quell’incubo da soli ci sembrava ancora impossibile.

La nostra vita si è protratta tra addestramento Jedi e metodi per sbarcare il lunario per i successivi 3 anni. Ciò che il nostro gruppo intendeva per “sbarcare il lunario” era sostanzialmente basato sul procacciare cibo, trasformare cibo e rivendere di cibo ai mercanti presenti in città e ai loro clienti.

Le capacità Jedi, seppur gelosamente nascoste, erano di molto aiuto nella fase “procacciare cibo”, il resto era fatica e talento.

Altro campo in cui ci davamo da fare era la meccanica per riparare i mezzi, gli attrezzi e le “armi” che usavamo.

Intanto la ricerca dei Jedi continuava e, un giorno, all’improvviso ci trovammo circondati da un gruppo di soldati e alcuni droidi.  In effetti era solo questione di tempo. Ci avevano trovato e il combattimento tanto rocambolesco quanto fortunato che ne è risultato e stato l’ultimo in cui la mia spada laser è stata coinvolta. Siamo riusciti a prevalere e a fuggire contro ogni previsione, grande è la Forza. Una volta ricompattati la scelta era scontata: abbiamo attivato l’Holochron.

L’immagine del nostro maestro è apparsa immediatamente, una luce blu ha invaso la stanza, quelle che seguirono furono una serie di istruzioni precise e personalizzate: ci saremmo dovuti disperdere, ad ognuno di noi furono date istruzioni precise e segrete, nessuno sapeva nulla della destinazione degli altri compagni, nessuno doveva parlare della Forza.

Le ultime sue parole per noi furono: “se saremo fortunati ci rivedremo, abbiate fede e che la forza sia con voi”

Ci dividemmo i crediti guadagnati e ognuno di noi si diresse al porto principale di Kiros per cercare la nave che gli era stata indicata in segreto. Ricordo ancora quanto ero terrorizzato a muovermi all’aperto, mi sembrava che tutti guardassero nel punto in cui avevo nascosto la spada laser.

A me toccò di entrare nella ciurma di Hondo Ohnaka dove per diverso tempo (circa 2 anni) ho prestato servizio come cuoco e come meccanico sulla nave di Hondo Ohnaka.

Hondo si è sempre comportato correttamente con me ma, quando ho temuto che lui sospettasse qualcosa, ho chiesto di essere sbarcato sulla prima stazione e così mi è stato concesso.

La mia permanenza su Sullust non è sempre stata semplice, i crediti che mi erano stati dati e quelli aggiunti da Hondo, come paga per i servizi resi sulla sua nave, mi hanno permesso di sopravvivere.

Ma sopravvivere su Amonda, una delle costosissime città sotterranee del pianeta, è un termine fin eccessivo. Presto ho capito che avrei dovuto trovarmi un altro lavoro e quindi che potevo fare?

Il cuoco e il meccanico. Che altro!

A causa di un'”incomprensione” con un mercante mi sono trovato a correre con alcuni fastidiosi soggetti alle calcagna, questo mi ha portato nella zona della città famosa per la concentrazione di locali.

Qui mi sono imbattuto (forse sarebbe meglio dire scontrato) con una simpatica Twi’lek anziana che, una volta rialzata, mi ha fatto velocemente entrare nel suo locale, Il Ristoro del Vagabondo, chiudendosi la porta alle spalle.

Palohal, questo il suo nome, era proprietaria di una specie di taverna che necessitava di un cuoco tuttofare, io necessitavo di un lavoro.

Il patto è stato fatto. Io avrei cucinato, le mi avrebbe corrisposto una paga e mi avrebbe permesso di dormire nella taverna, in una delle stanze di sopra. Palohal è stata veramente gentile con me.

Le mie conoscenze di meccanica mi sono spesso tornate utili anche qui, incredibile quante cose si rompano!

Il gruppo era completato da Lacraat un grosso e muscoloso Trianii dalla pelliccia scura che ci aiutava in caso di “disordini” nel locale.

Lavorare con lei, è stato veramente uno spasso, il suo modo di irrompere in cucina portandomi nuovi alimenti e suggerendomi nuove e strampalate ricette era incredibile, servivamo ogni sorta di cibo a individui di tutti i tipi.

Ho continuato, con estrema discrezione, ad esercitarmi nelle pratiche Jedi. Nei miei giorni liberi ero andato un po’ in giro per la città e avevo trovato una zona con diverse abitazioni abbandonate.

Quando potevo mi recavo in qualcuna di queste per tenermi in allenamento.

La vita nel locale di Palohal scorreva tranquilla, ogni tanto scoppiava qualche rissa ma Lacraat gestiva generalmente bene la situazione tranne una volta in cui ce la siamo vista brutta a causa di un gruppo di Bith che dopo aver discusso animatamente per tutta la sera ha improvvisamente estratto dei piccoli blaster.

Il silenzio è calato in tutto il locale come un manto, me ne sono accorto anche io dalla cucina.

Ho messo la testa fuori e ho visto una situazione surreale: tutti erano immobili.

Poi è scoppiato l’inferno: Lacraat è scattato atterrando tre dei cinque Bith gli altri due però hanno cominciato a spararsi e questo ha indotto il panico tra i clienti che hanno cominciato a correre fuori.

Il risultato è stato un Bith morto, Lacraat ferito e l’intervento della guarnigione locale di soldati imperiali che hanno proceduto all’arresto dei rimanenti partecipanti.

A seguito dell’arresto, gli imperiali hanno detto che sarebbero tornati per raccogliere le testimonianze e hanno intimato tutti di non lasciare il pianeta, il giorno dopo sarebbero tornati per gli interrogatori.

Palohal li ha rassicurati dando la sua completa disponibilità poi, una volta mandati via i soldati, è schizzata in cucina e mi ha detto che il giorno seguente sarei dovuto andare a comprare alcune spezie dall’altra parte della città.

Non avevamo bisogno di tutte quelle spezie, era un evidente tentativo di tenermi lontano dagli imperiali, ho cominciato a preoccuparmi che avesse capito qualcosa.

Quando sono tornato gli interrogatori erano finiti e le guardie se n’erano andate e la situazione era tornata alla consueta tranquillità.

Ma qualcosa era cambiato, lo sentivo.

Ho provato ad indagare ma avevo paura di ingarbugliare ancora di più la situazione poi, una sera, dopo che i clienti erano andati via e io stavo riordinando la cucina, Palohal è entrata a darmi una mano.

Allora le ho chiesto perché quel giorno mi avesse mandato a cercare le spezie e lei, facendomi l’occhiolino mi ha detto: “Era inutile aggiungere complicazioni a cose semplici, giusto? In fondo di risse ne capitano di continuo.”

“Giusto!” risposi io.

Sapevo di potermi fidare di Palohal ma la situazione aveva era diventata improvvisamente più complessa.

L’incidente venne superato e la routine si impadronì di noi, fino a quando, improvvisamente, arrivò in cucina un ordine di un caffè con Grog.

Ora, è importante sapere che avevo chiesto a Palohal di acquistare una bottiglia di Grog molto tempo prima. Lei mi aveva chiesto il perché e io le avevo risposto che era un elemento fondamentale per flambare alcune preparazioni. In realtà la bottiglia mi ricordava un mio compagno di addestramento Jedi che era solito “correggere” il suo caffè con questo alcolico.

Beh, la bottiglia non era mai stata aperta.

Mai fino a quel giorno.

Un fremito nella Forza non mi ha tolto ogni dubbio. Binghal era qui e sapeva che anche io ero lì.

Quella sera ci siamo incontrati e mi ha detto che ero in pericolo, che aveva faticato non poco a trovarmi e che dovevamo andarcene, aveva trovato un posto, un buco talmente piccolo e lontano che l’Impero avrebbe dovuto inventare scanner per individuare le pulci su uno Wookie a tre sistemi di distanza per trovarci.

Io ero titubante, lasciare quella che mi sembrava una vita finalmente felice mi rattristava ma sapevo che Binghal aveva ragione, anche su Sullust l’Impero continuava a farsi sempre più presente e, le visite dei loro soldati si facevano sempre più frequenti.

Binghal mi ha detto che sarebbe ripartito due giorni dopo e quindi, per quella data avrei dovuto prendere la mia decisione.

La mattina successiva ero distratto dai miei pensieri e, assorto nelle preparazioni per il pranzo e non mi sono accorto dell’ingresso di Palohal in cucina.

Quando mi ha messo una mano sulla spalla mi sono voltato di scatto brandendo una forchetta e un coltello da cuoco.

Palohal è scoppiata in una risata fragorosa.

“Passi per il coltello, ma la forchetta mi pare un po’ eccessiva” disse ridendo.

Poi si è fatta seria e un po’ triste.

“Hai incontrato un tuo amico ieri sera?” mi ha chiesto.

“Una persona che non vedevo da molto tempo, si”

“Scappavi o vi eravate persi di vista?”

“Uhm, direi che è più appropriato persi di vista”

“Te ne andrai, vero?”

Rimasi in silenzio.

“Perché me lo chiedi?” le chiesi.

“Perché so che è così, sapevo che sarebbe accaduto e so che è giusto che sia così” mi rispose.

Ero stordito, ma lei continuò “Quando sei arrivato qui mi è subito stato chiaro che stavi scappando da qualcosa, e non erano certo quei ceffi che ti inseguivano. Ma eri così piccolo”

Fece una pausa.

“Hai cominciato a lavorare qui ed eri abile, molto abile, incredibilmente abile per la tua età. Poi, un giorno, mentre rimettevo un po’ a posto sono entrata nella tua stanza”.

Arrossisce e china un po’ il capo e prosegue: “e… lo ammetto, rovistando un po’ tra le tue cose, l’ho vista e allora tutto mi è stato chiaro”.

“E’ questo il motivo per cui ti ho mandato via quando sono tornati gli imperiali ed è questo il motivo per cui ora te ne devi andare”.

“Ti ho preparato un po’ di cose che ti potranno essere utili” e, dicendomelo, mi passa uno zaino contente diversi crediti, vestiti e documenti falsi.

“Dove li hai presi?” le chiedo.

“Amici” dice lei sorridendo.

La sera giunge portando con sé molta tristezza, la passiamo tutti e tre insieme, io, Palohal e Lacraat, a bere e a scherzare, prendendoci in giro.

Il mattino seguente ci siamo io e l’anziana Twi’lek di fronte all’ingresso de Il Ristoro del Vagabondo, sembra il giorno in cui ci siamo incontrati.

Lei, sorridendo, mi fa vedere il cartello che ha preparato, c’è scritto sopra: “Cercasi cuoco ma BRAVO”.

Lacraat arriva, non dice nulla, ma mi dà un pacchetto nel quale è contenuto un coltello molto particolare, un’arma tradizionale del suo popolo.

Ci abbracciamo e Palohal , salutandomi, mi dice: “Finché il locale sarà in piedi sai che qui un posto per te ci sarà sempre”.

Mi volto e mi dirigo verso la baia di attracco che mi ha indicato Binghal.

Tutto ciò è accaduto due anni fa.

Oggi la mia vita è decisamente meno lieta.

Binghal almeno su una cosa aveva ragione, questo pianeta è talmente lontano e talmente ignobile che solo un pazzo verrebbe a cercarci qualcosa, meno che mai un Jedi.

Damian
Damian

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