DnD 5e: qualcuno ha detto catacombe?

Muscy ha urlato contro al sacerdote, lo ha decisamente intimidito e ha chiesto il permesso di entrare nelle catacombe. Il sacerdote balbettando prova a muovere qualche timida obiezione, sottolineando che nelle catacombe era impossibile garantire sicurezza e quindi chi vi si recasse lo farebbe a proprio rischio e pericolo.

Muscy tuona contro il sacerdote “Ma lei sa con chi sta parlando? Noi siamo studiosi e… avventurieri!”

 “Non metto in dubbio che voi siate più avventurieri che studiosi, ma lo sapete perché le catacombe sono state chiuse? Vi rendete conto che andando nelle catacombe rischiate di mettere in pericolo la popolazione?”

“Perché secondo lei la popolazione non è già abbastanza in pericolo con i mostri che spuntano in città?”, si intromette Piero.

“Ma perché secondo voi i mostri in città escono dalle catacombe? E come mai compaiono solo fuori dalla città?”

Matteo nel frattempo riflette: Helm è un guardiano e lui e i suoi sacerdoti sono dei protettori, sono proprio quelli che impediscono il passaggio di mostruosità fra i mondi e difendono dalle creature malvagie. Dalle catacombe erano usciti sempre demoni o non morti. Fuori dalla città invece appare ogni genere di mostri, arpie ad esempio, o belve distorcenti, che sono aberrazioni ma non sono né demoni né non morti.

Orim Glorgyth
Orim Glorgyth

Nel frattempo Lorena fuori dalla porta nota che la sacerdotessa incrociata poco prima sembra far finta di nulla ma è andata a pulire vicino alla porta con le guardie, come se avesse intenzione di origliare.

Laura ad un cenno di Lorena si avvicina alla sacerdotessa mezz’orchessa e chiede ”Sentito nulla di interessante?” E le fa l’occhiolino.

L’orchessa risponde un po’ piccata “shhhh sto cercando di ascoltare!”.

Dentro la stanza nel frattempo “Ma siete davvero sicuri?”, chiede il sacerdote “Per permettervi di entrare bisogna togliere i sigilli!”

“Noi siamo sicuri” dice Piero.

“Va bene, se siete così convinti devo chiedere l’autorizzazione ai miei superiori. Tornate domani e spero di potervi garantire l’accesso”.

Fuori dalla porta intanto i nostri eroi notano che l’orchessa, sempre facendo la finta tonta, si sta allontanando.

“Allora sentito nulla di interessante?” chiede Laura all’orchessa.

“Credo che i tuoi amici abbiano ottenuto quello che volevano”.

“E dimmi, come mai ti interessa tanto?”

“Perché volevo capire se qualcuno sarebbe entrato nelle catacombe o no”. 

“E perché ti interessa tanto?”

“Perché lavoro per il vescovo e sono curiosa”.

Laura percepisce che la sacerdotessa nasconde qualcosa e decide di tentare con l’intimidazione.

“Sono sicura che il sommo sacerdote sarebbe contento di sapere che la faccenda ti sta tanto a cuore”.

La sacerdotessa però non casca nella trappola “Sì sicuramente lo considererebbe come uno dei miei doveri”.

Finalmente Muscy, Matteo e Piero escono dalla stanza del vescovo e insieme agli altri si dirigono fuori dal tempio, lontano da orecchie indiscrete. Qui il gruppo riflette sull’intuizione di Matteo riguardo alla differenza fra demoni che appaiono in città e gli esseri che in realtà dovrebbero essere sotto il tempio di Helm.  

Piero suggerisce di controllare i messaggi di Giobin… nulla di nuovo.

mendicante
mendicante

Mentre il gruppo chiacchiera Matteo nota un mendicante all’angolo della piazza, che si è spostato diverse volte come se volesse tenerli d’occhio e sembra seguirli.

Matteo avvisa gli altri e, prendendo tutti alla sprovvista, con uno scatto fulmineo piomba addosso al mendicante. Lo afferra per la spalla e gli mostra una moneta.

“Oh che gentile” dice il mendicante sorpreso, intascando prontamente l’offerta. 

Senza mollare la presa il monaco porta il mendicante verso il resto del gruppo.

Il monaco tira fuori un’altra moneta, nel tentativo di sciogliere la lingua.

Piero chiede “chi ti ha detto di seguirci?”

Intimidito dagli sguardi e dal tono di alcuni componenti del gruppo, il mendicante sussurra “vi dispiace se andiamo in un posto più isolato?” e indica un vicolo laterale.

Lorena va in avanscoperta nel vicolo laterale a controllare che non ci sia nessuno.

Nel vicolo, sempre a bassa voce, il mendicante comincia a parlare “ok, giochiamo a carte scoperte, vi teniamo d’occhio da quando siete andati in libreria”.

“Vi chi?” Chiede Laura.

Il mendicante risponde solo con una parola, che nessuno del gruppo capisce, ma Piero intuisce che ha probabilmente parlato nella lingua dei ladri.

“In lingua comune”, lo intima il chierico.

“Ah conoscete la nostra lingua?” sogghigna il mendicante.

“Abbiamo anche noi un ladro” risponde Piero sorridendo.

“Uh, dove?” il mendicante si guarda attorno.

“Il nostro ladro è altrove al momento”

“A quindi tra di voi c’è uno di noi? Potrebbe esservi utile. Intendevo dire: noi della Gilda, ovvio”

“E perché la Gilda dei ladri è interessata a noi?”

“Perché da tempo cerchiamo di entrare nelle catacombe”

“E quindi la mezz’orchessa in chiesa è un ladro?”, si intromette la barbara, felice di aver finalmente capito cosa non quadrasse.

“Si è fatta beccare?”, chiede preoccupato il mendicante

“Da noi sicuro”. Aggiunge la barbara.

Piero si accorge che qualcuno è uscito dal tempio e si sta avvicinando al gruppo, camminando nell’ombra. Quando concentra lo sguardo riconosce la sacerdotessa-orchessa-ladra.

Il mendicante continua “Stiamo cercando di capire come entrare nella catacombe e cercavamo qualcuno sufficientemente coraggioso da entrare, perché siamo interessati agli artefatti di Parzival”. Poi, con la coda dell’occhio si accorge della presenza della sacerdotessa “Orim, ti sei fatta beccare, lo sai che questo non mi aggrada per nulla”

“Scusa perché tu cosa hai fatto?”, puntualizza Piero al mendicante, che fa finta di niente.

Tutti si girano verso Orim che a bassa voce si affretta a dire “credo che dobbiamo sveltire la pratica, perché state parlando con il mendicante?”, tentando di sviare i sospetti del gruppo.

“Lascia perdere la copertura, sanno tutto”, la interrompe il mendicante.

Orim, sospira e ammette: “c’è un problema questi avventurieri hanno minacciato il grande sacerdote per entrare nelle catacombe e non appena loro si sono allontanati lui ha chiamato tutte le guardie della città e presto queste teste calde avranno addosso l’intero esercito. Per evitare casini dobbiamo entrare subito nelle catacombe, so dove è l’ingresso, so come disattivare alcune protezioni, ma non tutte.”

Improvvisamente appare Morsac.

Matteo propone un piano alternativo: rapire il vescovo e usarlo come scudo umano. Il gruppo è scettico visto che il vescovo è di alto livello.

La sacerdotessa nel tentativo di convincere il gruppo dichiara: “ho fatto una copia della chiave del portone delle catacombe”.

La compagnia decide di seguirla, in fondo l’obiettivo è di entrare nelle catacombe e sembra che questo aiuto inaspettato caschi a pennello. 

“Mi chiamo Orim Glorgyth” si presenta la sacerdotessa, “E i vostri nomi sono?”

Il gruppo si presenta a sua volta.

Orim fa strada, non si dirige verso l’ingresso del tempio, ma in un vicolo sul retro del tempio. Raggiunge una porticina e fa entrare la combriccola  che continua a seguirla attraverso un percorso tortuoso all’interno del tempio: sembra che la mezz’orchessa voglia evitare dei punti specifici all’interno del tempo.

statua di Helm
statua di Helm

Raggiunge una gabbia con un cancelletto metallico e dietro al cancelletto c’è una porta robusta. Tira fuori un mazzo di chiavi e con molta cautela apre la serratura, ma prima di aprire la serratura versa un liquido viscoso sui cardini e sulla serratura così il cancelletto si apre senza rumore. Apre la porta robusta e il gruppo entra in una stanzina con al centro una grossa statua di Helm.

Lorena “tu sei mai entrata qui Orim?”.  

“No da qui in poi so solo quello che ho letto”, le risponde la sacerdotessa.

La stanzetta è semibuia, attorno alla stanza ci sono delle torce spente. Piero fa luce con l’apposito trucchetto.

Matteo nota che per terra non c’è tantissima polvere ma la sensazione è che probabilmente dentro la stanza qualcuno entrasse almeno per pulire. Non ci sono tuttavia segni che la statua sia stata spostata.

Orim richiude il cancello “So che c’è un ingresso nascosto che deve essere attivato e so che c’è una trappola magica legata alla statua che deve essere disattivata con una preghiera.”

Matteo prende una delle torce e l’accende, dopodichè ispeziona la stanza e nota che dall’altra parte della statua c’è una parete scorrevole.

Nel frattempo Orim recita una preghiera a Helm. Sembra che non succeda niente, per cui la barbara chiede “Sei sicura di averla enunciata bene?”

Lorena fa un rituale per la percezione del magico e vede che la statua ha un’alterazione magica e sotto la parete scorrevole c’è un glifo magico per terra.

Compare improvvisamente Fab. Orim fa un salto indietro e tira fuori la mazza. Laura la ferma e dice “è il nostro ladro!!”

“Ah, quello che era altrove!”

Fabrizio esamina la trappola con la sua competenza arcana e capisce che è un glifo di interdizione e che la sacerdotessa l’ha effettivamente disattivata. La sacerdotessa apre la porta.

La parete di pietra scorre e c’è un’altra stanza più o meno gemella alla precedente. Un’altra statua di Helm è posta al centro. Questa è in una posa diversa e punta il dito indice verso la porta da cui il gruppo sta arrivando.

“Ops, speravo ce ne fosse solo una”, si lascia sfuggire la sacerdotessa.

Morsac controlla se la statua è stata spostata in passato e nota chiaramente che per terra ci sono dei segni di trascinamento, inoltre vede che sul piedistallo della statua stessa ci sono delle scritte.

 Nel frattempo Lorena si accorge che la statua ha un’aura di alterazione simile alla statua precedente ma il glifo questa volta è sulla statua. “La porta è sotto la statua ma se proviamo a spostarla ci arriva il mondo in faccia”, comunica agli altri la druida.

Morsac si avvicina e legge ad alta voce la scritta “Helm ti punisce”.

“Ah, allora devo intonare quest’altra preghiera”, comprende la sacerdotessa che inizia subito a intonare una preghiera.

Lorena e Andrew si concentrano per imparare le preghiere, non si sa mai.

Finito di recitare, esamina la statua e dichiara che dovrebbe essere tutto a posto, rimane solo da spingere la statua.

Muscy decide di utilizzare la tiara per esaminare la statua. Si concentra e vede che c’è una magia di alterazione intorno alla statua e un glifo magico sopra, il glifo magico viene attivato toccando la statua e causa un’esplosione da elettricità che parte dalla punta del dito. Il glifo sembra disattivabile tramite un comando vocale e al momento non appare attivo.

La sacerdotessa sposta facilmente la statua e sotto al blocco di pietra c’è una scala che scende nel buio. 

Il gruppo è in grado di rendersi conto che la scala scende parecchio (metà del gruppo è dotato di scurovisione).

Il chierico accende nuovamente una luce e Fabrizio invia Giangufo in avanscoperta ma Giangufo non vede nulla perché dopo 12 metri è tenebra completa. Fab non percepisce nulla. Fab porge a Giangufo una moneta di rame illuminata nuovamente da Piero e così Giangufo può volare fino alla fine delle scale e arrivare fino a una parete di pietra al fondo della scalinata.

La compagnia scende le scale e nel frattempo Fabrizio cerca trappole. Arrivati al fondo si rendono conto che la parete di pietra è in realtà una porta scorrevole. 

Per sicurezza Matteo tenta di percepire se ci sono pericoli ma non percepisce nulla.

La sacerdotessa è fra i primi a scendere le scale ed è abbastanza convinta che non ci siano trappole. Mentre tenta di accertarsene il gruppo sente un “click”. La sacerdotessa ha trovato il sotto un sasso il meccanismo “forse ho capito come far scorrere la porta”. Mentre parla attiva il meccanismo e la parete si sposta di lato.

Matteo si avvicina e vede che al di là dell’uscio c’è una stanza piccolina, completamente vuota. Sulla parete opposta si intravede un’altra porta fatta di metallo.

Lorena mantiene la concentrazione ma non trova nulla di magico.

Orim esclama “dobbiamo chiuderci le porte dietro per non far scappare nulla!”. Torna indietro e chiude tutte le porte.

Matteo vorrebbe ispezionare con estrema cura la stanza ma si inciampa. Il tempo si blocca e Muscy riceve il solito messaggio:

“Il caos ha decretato: il bacio della fortuna. Vuoi intervenire?”

Muscy risponde “NO”.

Dea della fortuna
Dea della fortuna

Il tempo si sblocca e appare dal nulla una figura di una donna bellissima. Prima che Matteo possa fare qualsiasi cosa la tizia bacia in fronte il monaco e poi sparisce.

Matteo si senta fortunato e cerca di aprire la porta metallica ma è chiusa a chiave. Il ladro si avvicina alla porta e si rende conto che è una porta blindata molto difficile da scassinare ma, “click”, con un tocco delicato, la apre. Evidentemente è una porta di difficile da aprire per tutti ma non per lui. Orim annuisce compiaciuta.

Matteo spinge la porta e la apre. Dietro c’è un breve corridoio che si immette in un altro corridoio a “T”. Matteo va fino all’angolo per sbirciare. Il corridoio si estende sia verso destra che verso sinistra. Verso sinistra però, dopo un paio di metri, il pavimento è collassato con una frana enorme. Invece verso destra il corridoio va avanti per una decina di metri ed al fondo si intravede una stanza. A circa due metri dall’angolo c’è un altro corridoio sulla sinistra. Non vede null’altro. Il monaco fa segno agli altri di avvicinarsi e di seguirlo.

La sacerdotessa-ladra-orchessa fa strada esaminando attentamente il percorso ma non nota trappole. Orim e Matteo si avvicinano all’altro angolo e vedono al fondo del corridoio un’altra porta, di legno questa volta. Il legno è leggermente marcito ma Orim la controlla ugualmente e nota che non ci sono trappole. Apre facilmente la porta ed ecco che un’altra stanza piccolina si profila davanti agli occhi degli eroi. All’interno una pila di roba ammassata: polvere e cose di legno secche, marcite.

Piero chiede “che cos’è questa roba?”.

Orim entra osserva la pila e risponde “tutta roba da buttare, sembra”.

Andrew fa percezione del divino, si concentra e non sente la puzza del malvagio, un po’ deluso visto che si aspettava orde di non morti. Fab va a guardare a sua volta tra il ciarpame, per controllare se ci fosse qualcosa di prezioso e nota che ci sono un po’ di attrezzi per scavare completamente inutilizzabili, ma trova anche due lanterne ancora funzionanti e cinque fiasche con olio per lanterna.

Prende una lanterna con l’olio, ne passa una al monaco e lancia una fiasca di olio di scorta alla barbara.

La sacerdotessa esce dalla stanza e prosegue lungo il corridoio. Dopo una decina di metri raggiunge l’ingresso della stanza successiva ed alza il pugno per indicare al gruppo che la segue di fermarsi. Si guarda intorno: una stanza quadrata si estende di fronte a lei. Questa stanza ha solo una porta sul lato destro. Ci sono alcuni ganci infilati in due delle pareti, da alcuni di questi ganci pendono ancora degli stracci. Sotto i ganci, delle casse di legno vecchie e marce. Al centro della stanza, due spoglie panche in pietra.

Lorena continua a non percepire nulla di magico. Piero non percepisce nulla di mobile. Fabrizio apre le casse e dentro vi trova degli stivali ridotti quasi in polvere, alcuni grembiuli anche questi in pessima condizioni. Capisce così che quelle appese ai ganci potevano forse essere delle tuniche da lavoratore. Sembra che questa stanza fosse una specie di spogliatoio per coloro che  andavano a scavare le catacombe.

La porta sulla parete destra è in ferro, ed è simile a quella trovata all’ingresso. Lorena non vede glifi o altri segni magici. Fabrizio cerca di scassinarla a distanza con la mano magica ma non riesce ad aprirla.

La sacerdotessa prova a sua volta a scassinarla ma fallisce anche lei.

La barbara tira una spallata ma la porta non va giù. Il dragonide fa lo stesso e anche lui non scalfisce minimamente la porta.

La sacerdotessa cerca attentamente nella parete e finalmente trova un meccanismo per aprire la porta, sblocca una maniglia nascosta e la porta si apre. Dall’altra parte, un piccolo corridoio di un paio di metri e poi l’ennesima stanza.

catacombe
catacombe (mappa gentile omaggio del DM)

Orim si china per terra e non notando trappole avanza verso il centro della camera. Fabrizio cerca anche lui ma non trova nulla che lo insospettisca. Lorena si accorge che in tutta la stanza c’è un’aura di abiurazione (incantesimo di protezione). Le sembra un incantesimo almeno di terzo livello. Non è però sicura di che tipo di abiurazione sia. Vede però che ci sono due incantesimi sovrapposti l’uno sull’altro: uno di abiurazione e uno di trasmutazione. Quello di trasmutazione è molto più potente ma non sembra fare nulla.

Piero sbircia e non vede niente di interessante all’interno. Nota però che l’area è quadrata e sia sul lato nord che su quello est ci sono altre porte. Ai quattro angoli sulle pareti sono scolpite quattro immagini del guanto d’arme di Helm (rappresentato con un occhio al centro di ciascun guanto).

Le due porte sono entrambe di pietra e su di esse Andrew non nota incisioni. Entrambe le porte hanno una maniglia, sono quindi scorrevoli.

Fab che ha iniziato a studiare magia dice “secondo me qua hanno fatto un incantesimo per impedire il passaggio dei non morti. L’abiurazione può essere un cerchio magico impostato sui non morti. Quindi noi dovremmo essere al sicuro. Però a meno che non ci sia un incantesimo di permanenza, l’abiurazione dovrebbe essere già scomparsa, non dura mica per sempre.”

“Ah ecco cos’è quella trasmutazione” afferma Lorena, “un incantesimo di permanenza!”.

 

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