DnD 5e: finalmente a Dome-Sohl

Il gruppo dei combattenti si guarda intorno e nota che sul campo di battaglia non ci sono i cadaveri dei mostri a tre piedi, che sono spariti con un puff.

“Erano il frutto di un uno” esclama Andrew, gli altri annuiscono.

Braudo si gira verso la cripta da cui erano usciti i mostri e indicandola chiede “volete aiutarmi a controllarla?”

Andrew dice “Su dai, facciamo il nostro lavoro. Andiamo!” – esclama il paladino carico di energia. Intorno a lui cala il silenzio, evidentemente non tutti hanno la stessa voglia del paladino. A malavoglia comunque acconsentono.

Braudo con una torcia in mano si avvia verso la cripta. Con lui ci sono quasi tutti, manca solo Foster che, essendo stato ferito durante la battaglia, viene lasciato di guardia dal capitano.

Nella cripta non c’è nulla tranne una tomba coperta di fresco.

Lorena inizia ad annusare la cripta e il suo naso può concludere con certezza che non ci sono altri mostri all’interno, perché i mostri puzzano moltissimo e, pur non profumando di rosa, la cripta non contiene il fetore tipico degli xorn.

Gli eroi si guardano intorno, “ma dov’è il ladro quando serve?”, si chiede Andrew.

Laura decide di investigare meglio la cripta ma sfortunatamente tira due volte 1.

Nel frattempo Muscy riceve il solito “ping”, seguito dalla solita domanda

“Il caos ha decretato: Il vuoto. Vuoi intervenire?”

Lui questa volta sceglie di No.

Laura sparisce davanti agli occhi di tutti. Si ritrova in una specie di limbo oscuro completamente vuoto e non ha sensazioni né tattili né uditive.

“Ups Laura è sparita” nota Piero. Cerca di percepire cosa è successo e nota le impronte di Laura sul terreno (dove la terra era stata smossa da poco) che arrivano fino a dove si trovava Laura poco prima e poi spariscono: è lo stesso effetto di quando qualcuno si scollega. “Probabilmente questo è quello che è successo”, suppone.

Muscy, preoccupato, fa sapere agli altri del messaggio che ha ricevuto e appare nitido il ricordo dell’interno del rifugio di Parsival. Il dragonide si tocca la spalla sperando di recuperare un salvataggio recente. Il menù che compare però non contiene nessun riferimento a salvataggi.

Le guardie, che non hanno notato nulla, propongono al gruppo di ritornare in città.

“C’è un posto dove dormire?”, domanda il monaco.
“Certo, vi ci accompagno io”, lo rassicura Braudo.

Lorena torna in forma umana prima di finire in una cuccia e Braudo e le guardie fanno un salto indietro, spaventati.

Mentre escono dalla cripta Piero lancia un curaferite su Foster che si sente subito meglio.
Braudo picchia sul portone della città, il portone si apre e le guardie fanno passare la compagnia. Le mura sono abbastanza spesse (una decina di metri), e il gruppo le attraversa.

Braudo accompagna il gruppo alla Fenice Bianca, la  migliore locanda della città.

Durante il tragitto Lorena però desidera chiarirsi qualche dubbio “ma è normale che seppelliate i morti a mezzanotte?”

E Braudo “perché di notte ci sono meno attacchi dei mostri”

io che ne so
io che ne so

“Paladino è normale?” chiede Lorena ad Andrew “E che cavolo ne so? A me lo chiedi?” risponde Andrew.

“Di giorno non si esce perché c’è il coprifuoco”, aggiunge il capitano
“Ah siamo a questo punto?” sospira sospettosa Lorena. Nessuna risposta.
La città non è enorme, si espande per non più di un chilometro quadrato ed è circondata da mura esterne, ed al suo interno c’è una cittadella sopraelevata circondata da altre mura interne. Dai tetti si vede sporgere la torre di un castello. C’è inoltre qualche pinnacolo che potrebbe corrispondere a una chiesa o a una cattedrale.

Il gruppo segue Braudo e le guardie fino a un vicolo stretto dove c’è una luce accesa che illumina l’insegna con una fenice bianca rappresentata.

Matteo chiede a Braudo alcune informazioni in merito alla città e il capitano spiega la città ha un governatore chiamato Jucas Sartor De Los Michios Calientes, chiamato Gigi affettuosamente da Laura .

“E voi da dove arrivate?”, domanda la guardia al gruppo.

Marco risponde “Arriviamo da Susted”.

“Avete attraversato la foresta, e siete ancora vivi?”, si sorprende Braudo.

“Così sembra”, glissa il chierico.

Lorena, dal canto suo, non è per nulla soddisfatta delle risposte frettolose di Braudo alle sue domande e incalza “Da quanto tempo succede questa invasione di mostri?

“Da un paio di mesi”, afferma il capitano

“E non lo avete collegato a nulla?”, incalza Lorena stupita

“Mah ci sono diverse teorie, alcuni dicono che sia una maledizione, altri hanno altre teorie…”.

“Ma non avete chiesto aiuto alla capitale?”, si preoccupa il monaco

“No, la capitale è a una settimana di cammino da qui, quindi non è raggiungibile perché nessuno sopravvive una settimana lì fuori!

“Quindi siete come sotto assedio?”, continua il Matteo.

“Praticamente sì. Alcuni contadini coraggiosi cercano di coltivare il cibo che sostenta la città”

“E il governatore cosa fa?”

“Si è rinchiuso nel castello, sembra molto preoccupato ma non si fa vedere tanto”.

Lorena sconsolata dalla naturalezza con la quale Braudo accetta la situazione, chiede: “Sarebbe possibile incontrare gli studiosi, quelli con delle teorie insomma?”

“Certo potete chiedere in biblioteca”, le sorride Braudo.

“Sono tutti lì?”, si assicura Lorena.

“No ci sono diverse persone ma per me il più affidabile è il gestore della biblioteca, altri la buttano sulla religione e le preghiere.”

Matteo si intromette “Possiamo incontrare il governatore?”

“Certo posso organizzare un incontro”, lo rassicura Braudo mentre apre la porta della taverna.

ostessa
ostessa

All’interno del locale l’ostessa è intenta a servire gli avventori mentre poco distante dal bancone un bardo racconta storie a voce alta e tutti lo ascoltano. Il gruppo decide di avvicinarsi per sentire più chiaramente e cerca un tavolo vicino al bardo.

Quando il gruppo si avvicina al tavolo, il bardo si alza in piedi, si arrampica sulla sedia, tira fuori un flauto e attacca a suonare. I tizi seduti con lui battono le mani a tempo.

“No, un bardo noooo” Esclama Marco.

Il bardo non suona benissimo. L’ostessa esce da dietro il bancone con una pinta di birra in mano e la appoggia davanti al bardo e gli dice “Swiller, fra un po’ dovremmo chiudere, facciamo che questo è l’ultimo pezzo?”

“Sarebbe possibile avere qualcosa da mangiare?”, la interrompe Piero.

Swiller
Swiller

Swiller sorride ”Vedi vogliono mangiare, sicuramente vogliono ascoltare la mia musica.”

Improvvisamente dal nulla ricompare Laura.

“Ma dove sei stata?”, le domanda Muscy

“In un ‘non posto’ str…, ma dove siamo?”, risponde la barbara.

“In una taverna”, le spiega Muscy.

“Allora birra per tutti!!”, urla la barbara.

Laura vede Swiller e lo chiama “Senti tu, mi sembri un tipo che gira molto. Che mi racconti di quello che sta succedendo qui intorno?”

Il bardo non si fa pregare “Fino a un paio di mesi fa la mia modesta persona era richiestissima ovunque, ma poi da quando sono apparsi i mostri ho dovuto fermarmi qui.”

Nel frattempo appare anche Fab.

“E hai notato qualche cosa di strano, mostri a parte?”, incalza la barbara rivolta al bardo.

“Io ho notato che le prime volte, quando si cercava di uscire dalla città, quando qualcuno faceva qualcosa di particolarmente goffo, apparivano dei mostri” ammette Swiller.

“Ah, mi sembri intelligente” si fa sfuggire Laura, “dimmi, conosci Parsival?”

“La leggenda? Certo…” E il bardo inizia a raccontare la storia.

Narra la leggenda che un paladino solitario andasse in giro a riparare torti e ad aiutare gente. durante le sue peripezie era venuto a conoscenza di un artefatto leggendario che curava da tutti i mali “la coppa della vita”.

Alla fine aveva trovato l’artefatto affrontando e sconfiggendo i demoni che custodivano l’artefatto dentro un vulcano, riuscendo infine a recuperarlo. Parzival aveva poi però scoperto che l’artefatto attirava un sacco di demoni che lo volevano distruggere. Una pessima controindicazione, per cui si dice che lo abbia nascosto in un posto irraggiungibile.

“La mia teoria è che abbia distrutto l’artefatto perché faceva più male che bene”, aggiunge il bardo una volta finito di raccontare.

Nel frattempo Fabrizio cerca di fare il gadano con la barista e Matteo lo imita.

I due non fanno una gran bella impressione, ottengono solamente un sorriso dalla pingue ostessa, che risponde alle loro advances con un “Credevo che voi elfi foste più interessati a fare cose tra di voi!”

Fab si rivolge allora a Swiller per avere altre storie o informazione e gli porge una moneta d’oro.
“Volete la storia della sconfitta di Dhrmashkriss? Preferite il racconto del mistero dei rifugi di Parzival?”
Lo sguardo dei presenti si illumina: “Sì! I rifugi!”

Dal racconto viene fuori che Parzival era noto per avere dei rifugi dove lui non sembrava andasse mai, ne usciva solamente. Nessuno ha mai scoperto dove fossero di preciso questi rifugi, si dice che il primo fosse nella foresta, ci sono stati un altro paio di rifugi di cui uno era in un porto in un ‘altra nazione e uno nella capitale (sempre quella ad una settimana di cammino) che si chiama Florence. L’ultimo dei rifugi dice che era proprio a Dome-Sohl, qua. Si parla di cento anni fa.

Muscy chiede “c’è un posto qui vicino che è maledetto, al quale non vi potete avvicinare?”

“Ehm forse al castello, a parte il bagno dopo che c’è stato Lagan Dur” risponde Swiller.

Il bardo aggiunge “Sicuramente ci sono informazioni più dettagliate in biblioteca”.

Lagan Dur
Lagan Dur

Da dietro il bancone appare Lagan Dur, un mezz’orco di due metri, con le braccia incrociate ed uno sguardo torvo rivolto verso il bardo.

Il gruppo però ha sonno e decide di andare a dormire.

Il gruppo si alza al mattino presto e scende nella sala comune e mentre al bancone c’è già l’ostessa, da una porta laterale esce Lagan Dur, torso nudo, trafelato, con in mano un bastone.

“Amaille, abbiamo un grosso problema!” esclama il mezzorco.

“Che succede?” Dice l’ostessa.

Lagan Dur “Abbiamo la cantina invasa da topi e mi fanno un po’ schifo”, poi si gira verso il gruppo “non è che voi…?”
Lorena decide di andare a parlare con in topi e Fab e Laura vogliono proprio vederla questa.

Il mezzorco non li segue.

Nel frattempo Piero chiede della colazione.

ratti
ratti

Quando Lorena arriva sotto si accorge che i topi sono in quantità industriale e sbucano da sotto un’anfora rotta appoggiata contro una parete.

I topi stanno sciamando all’interno della cantina. E ciascuno di loro è grosso come un gatto.

Lorena decide di andare a spostare la giara: si accorge che questi sono uno sciame di topi che si sta muovendo in branco ma non in modo normale e sono terrorizzati e stanno scappando da qualcosa.

Lorena si avvicina, amichevole nei confronti dei topi, e questi si spostano per farla passare. Lorena sposta l’anfora e si vede che l’anfora è fracassata contro una fessura sul muro relativamente piccola.

mano artigliata
mano artigliata

Dopo un po’ di minuti i topi smettono di uscire e Lorena guarda attentamente dentro la fessura. Essendo Elfo riesce a vedere che in distanza questa fessura sembra infilarsi in pareti di roccia e in lontananza una cosa dalle dimensioni di un topo si stava avvicinando con uno stridio sulla roccia.

Guardando bene si accorge che la cosa che si muove è una mano, ma una mano staccata dal corpo, a tre metri da lei.

Lorena lancia uno sbuffo velenoso. Lo sbuffo è fumoso e copre la visuale per un po’, dopo una decina di secondi si vede che alla mano non è successo nulla.

Fab cerca di afferrarla con un trucchetto evocando una mano magica. Gli sembra di averla afferrata e si concentra per cercare di trascinarla fuori dal buco ma la mano si oppone piantando gli artigli nel terreno e Fab non riesce a tirarla fuori.

Fab nota che non sta riuscendo nel suo intento e desiste.

Lorena e Fab chiamano gli altri “venite a darci una mano”.

Piero lascia la colazione a metà e scende e decide di utilizzare “Distruzione dei non morti”. Piero brandisce il suo simbolo sacro e pronuncia una formula per esorcizzare la mano, ancora nel buco. Nessun risultato visibile, per cui, visto che la mano forse in reazione al suo tentativo si gira su sé stessa e si allontana. Piero torna a fare colazione.

I tre risalgono sopra e il mezz’orco chiede “avete sterminato i topi?”.

“Se ne andranno presto perché c’era qualcosa che li turbava ma ora quella cosa se n’é andata” risponde Lorena.
Lagan Dur prende una scopa e scende.

Finita colazione il gruppo chiede all’ostessa dov’è la biblioteca e riceve le indicazioni necessarie.

Il gruppo si dirige verso la biblioteca, che è già aperta: entra e si ritrova in uno stanzone con un bancone davanti.

Mirabelle
Mirabelle

Al bancone c’è un’elfa assai graziosa.
“Sotto la voce Parzival quanti volumi avete in questa biblioteca?” chiede Laura.

Nel frattempo Fab fa l’occhiolino alla bibliotecaria. Matteo lo vede e visto che gliene deve una è tentato di stordirlo, ma poi ci ripensa.

La bibliotecaria sorride a Fab e lo ignora rivolgendosi al gruppo “Cosa cercate?”

“Qualsiasi cosa che ci dia informazioni su Parzival, anche i libri per i bambini, soprattutto leggende che parlano di Parzival in questa città.” risponde Muscy.

“L’incontro che ci cambi la vita!”, urla invece il ladro.
La bibliotecaria rivolta a Fab, perplessa, “Scusa?”.

Fabrizio cerca di intortarla con una serie di supercazzole ma alla fine lei decide di ignorarlo e si rivolge invece a Muscy “Forse è meglio che parliate con il bibliotecario, so che ci sono dei libri in una sezione riservata che forse potrebbero esservi utili ma io non vi ho accesso”.

Esce da una porticina dietro al bancone chiedendo di aspettare un momento.

Dome-Sohl
Dome-Sohl

Matteo nell’attesa nota un mappa della città appesa al muro. Il gruppo esamina la mappa con cura.

Secondo Morsac ci sono un po’ troppe strade che entrano in città, potrebbe nuocere alla difendibilità della stessa.

Si vedono chiaramente la presenza di castello circondato da mura all’interno della città, il tempio, un paio di parchi, la caserma.

Il gruppo prepara una copia della mappa per sicurezza.

Arriva il bibliotecario accompagnato dall’elfa, “ditemi”.
Piero “Stiamo cercando informazioni su Parzival, quale potrebbe essere il posto in questa città dove lui possa aver avuto un rifugio?”

Krynt il bibliotecario
Krynt il bibliotecario

Il bibliotecario risponde “Mi dispiace ma si tratta di materiale inesistente ma esistono libri di fiabe se le volete”.

Il dragonide si fa avanti serio e minaccioso “Senti vecchio ci hanno detto che c’è una sezione riservata non far finta di niente”.

“Deve esserci una buona ragione per cui mi parli in questo modo in casa mia” risponde il bibliotecario, poi sembra ripensarci, evidentemente intimidito. “Posso concedervi l’accesso alla libreria: vi fornisco indicazioni per un’area dove ci sono delle statue e dietro c’è l’area riservata a cui neanche io ho accesso.” e poi fornisce una serie di complesse indicazioni di tragitto.

Le informazioni che il bibliotecario ha dato al gruppo sembrano assurde ma quando entrano dentro la libreria si accorgono che sembra di essere in un quadro di Escher.

Lorena dice “che problema c’è avrei trovato la strada anche se non ci avesse detto come fare”. Seguono Lorena. La biblioteca è praticamente un Tardis, it’s bigger in the inside.

Il gruppo guidato dalla druida arriva finalmente in una stanza foderata di libri, con al centro 5 piedistalli con 5 statuette che rappresentano rispettivamente, un umano, un halfling, un tiefling, nano, un elfo.

L’umano è nel piedistallo centrale e sul piedistallo c’è scritto “PELOR TI AIUTA”
Il monaco dice “Ah Pelor, il dio della luce”.
“Illuminiamo la statuina dice Matteo. Piero accende la luce magica e vede che sugli altri 4 piedistalli appaiono le seguenti scritte

  • Gli Halfling sono subito a destra degli Elfi.
  • Nè gli Umani nè i Tiefling si trovano vicino ai Nani.
  • Nè gli Umani nè i Tiefling si trovano vicino ai Halfling.
  • Nè gli Umani nè i Nani si trovano vicino agli Elfi.

“Umano Tiefling Elfi Halfling Nani” Dice Morsac.

Il gruppo sposta le statue seguendo le indicazioni del guerriero e la libreria dietro di esse si apre e appare un passaggio con un arco.

Oltre l’arco c’è una stanzina con al centro un libro su un piedistallo.

Matteo cerca di percepire se c’è qualcosa ma non vede particolari problemi.

Lorena ritualizza “individuazione del magico” girandosi la consueta canna.

Mentre aspettiamo Matteo e Fab cercano di trovare anche delle trappole.

Fatto l’incantesimo Lorena vede chiaramente che i piedistalli, le statuette, tutti i libri emettono un’aura magica. L’unica cosa che non ha un’aura magica sono la stanza oltre l’arco, il piedistallo e il libro.
Fab prende il libro con la mano magica.

Sulla copertina del libro c’è scritto “Parzival LOG”.

Fab apre il libro e dentro ci sono degli appunti scritti a mano. Il libro è scritto in inglese.

Il dragonide nel frattempo si tocca la spalla e c’è un nuovo messaggio da Giobin:

Mandata richiesta aggiuntiva al supporto. La prima risposta arrivata conferma che Parzival era il nickname utilizzato da uno dei beta-tester. Stanno cercando di contattarlo e mi fanno sapere prima possibile. Stanno anche cercando di collegarsi da remoto al nostro sistema ma sembra ci siano difficoltà perché le utenze abilitate sono tutte in uso e non riescono ad accedere con quelle di amministrazione. Consigliano di NON scollegarsi fisicamente e di cercare un punto di salvataggio e uscita dal sistema ancora attivo, ce ne dovrebbero essere diversi.

Piero si tocca la spalla e cerca di capire se è attivo il salvataggio ma rimane deluso.

Riguardando il libro sembrano appunti in inglese presi qua e là da qualcuno che scriveva a mano, sembrano un promemoria che Parzival scriveva per se stesso.

Fra le annotazioni il gruppo trova alcune informazioni utili, Parzival è esistito davvero ed ha vissuto in diversi luoghi in giro per il mondo. L’ultimo luogo in cui è stato avvistato circa un centinaio di anni fa è proprio Dome-Sohl. In Dome-Sohl aveva costruito un rifugio sotterraneo accessibile dalla cima della collina che sovrasta la città, di fronte alla cittadella. Ci sono altri posti dove Parzival era stato, il porto e la nave.

A Piero viene in mente che visto che il libro dei LOG era in una zona riservata, è meglio richiuderla prima di allontanarsi. Il gruppo muove le statue e la zona si richiude.

Nessuno percepisce nulla di strano tranne una strana sensazione, come di essere osservati.
Tornano indietro e il bibliotecario dice “Spero che abbiate trovato quello che cercavate e confido che terrete il segreto di quello che avete visto”.

I membri del gruppo si presentano , spiegano al bibliotecario che cosa stanno facendo e chiedono se vuole unirsi a loro.

“Mi piacerebbe molto ma non posso lasciare la biblioteca” risponde e poi si presenta “mi chiamo Krynt Bassilis”.
Il gruppo si dirige verso la piazza che a destra ha una collinetta e le torri del castello, a sinistra c’è un tempio. Il tempio è posto sopra una collina.

L’ingresso del tempio è nel lato rivolto verso sud.

Orim Glorgyth
Orim Glorgyth

I PG entrano nel tempio ed un signora grande e grossa vestita da sacerdotessa va loro incontro. La sacerdotessa ha in mano un secchio e una scopa.

Si vedono diverse statue con un guerriero in armatura ed in evidenza c’è sempre un guanto d’arme. Sul guanto c’è scolpito un occhio.

Matteo riconosce il simbolo (l’occhio): è un tempio di Helm, dio della protezione.

“Benvenuti al tempio di Helm, la prossima funzione sarà alle 12:30” dice la sacerdotessa.

Lorena dice “vorremmo visitare il tempio”

Sacerdotessa “Certo vi potrei accompagnare”.

Lorena “Perfetto, vorremmo vedere i sotterranei!”

Sacerdotessa “No le catacombe sono state sigillate dall’ordine di Helm”.

Nel frattempo Andrew sparisce.

Lorena insiste nel chiedere delle catacombe e la sacerdotessa decide di portare il gruppo dal Grande Sacerdote.
Attraversano un paio di stanze e arrivano davanti a un portone in legno tutto decorato con davanti due “guardie Svizzere”.

La sacerdotessa bussa alla porta e da dentro arriva una voce tonante “Sì? Che c’è?”

“Ho dei visitatori che avrebbero delle cose da chiedere, possono essere ricevuti?”

Si sentono dei rumori come se venissero spostate delle cose e poi si sente “Prego entrate”.

chierico Armand Baznoe
chierico Armand Baznoe

Muscy introduce il gruppo “Noi siamo un gruppo di studiosi e vorremmo accedere alle catacombe?”

“Studiosi?” risponde il sacerdote fissando la barbara.

Piero interviene “Siamo studiosi con una scorta”, poi fa un cenno a Morsac che accompagna Fab, Lorena e Laura fuori.

Matteo “Siamo in pellegrinaggio per approfondire il culto di Helm, e vorremmo visitare le catacombe, sarebbe un problema?”

Sacerdote “Sì, sarebbe un problema perché sono sigillate ed inoltre le catacombe non appartengono al culto di Helm”

Muscy “E perché sono chiuse?”

Sacerdote “È un’informazione riservata”

Piero “Perché avete deciso di costruire il tempio di Helm su delle catacombe che disconoscete?”

Con questa domanda Piero colpisce nel segno.

Sacerdote “In effetti abbiamo costruito il tempio per impedire l’accesso alle catacombe, e il tempio di Helm consente protezione da quello che è successo nelle catacombe. Helm è il Protettore e ha impedito un’invasione che avrebbe potuto distruggere la città”

Piero “Invasione da parte di chi?”

Sacerdote “Tutto quello che potete immaginarvi. Però è stato circa 80 anni fa. Ci sono stati 20 anni di problemi e per questo motivo si è deciso di costruire il tempio.”

Piero “Hai mai sentito parlare di Parzival?”

Sacerdote “Certo e che c’entra Parzival?”

Piero “Da nostri studi questo luogo potrebbe essere un rifugio di Parzival”

Il sacerdote emette un sospiro “Sì, riteniamo che la causa dell’infestazione fosse proprio il fatto che questo fosse un rifugio di Parzival, i mostri andavano verso il luogo dal quale usciva Parzival”.

Piero “E l’accesso alle catacombe è qui?”

Sacerdote “Sì ma non si può entrare”.

“E non vi è venuto in mente che i mostri di oggi abbiano a che fare con quelli di 80 anni fa?” chiede Piero

“No perché sono diversi. I mostri delle catacombe erano sempre mostri di genere malvagio, demoni, diavoli, non morti. Quelli che stanno apparendo adesso sono di ogni tipo, anche non malvagi, come ad esempio animali”

Muscy perde la pazienza e cerca di intimidire il Sacerdote urlando “Guardi che se non ci fa entrare nelle catacombe qui viene fuori un casino su tutta la città”.

Il sacerdote impallidisce, poi risponde “Se proprio insistete, sappiate che è una responsabilità grande che vi prendete, per cui, se andate, ci andate a vostro rischio e pericolo”.

 

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